The Well (2023), di Federico Zampaglione

Quando ho saputo che Federico Zampaglione avrebbe girato un horror ambientato a Sambuci, a pochi chilometri da Roma, e che avrebbe scelto Castello Theodoli come location del film, mi è parso quasi di rivivere l’estate dei quattro protagonisti di Stand by Me (1986, Rob Reiner), che decidevano di intraprendere un viaggio alla ricerca del cadavere di un loro compagno di scuola. Questo perché, fin da bambino, mi è capitato di trascorrere parte delle vacanze estive proprio nei pressi di quel paesino nella Valle del Giovenzano. Essendo, quindi, un territorio che conosco fin troppo bene, capirete il motivo per cui aspettavo questo titolo con grande emozione.

Che l’estate sia la stagione perfetta per gli horror è un po’ la scoperta dell’acqua calda e, non a caso, la produzione ha scelto il 1° agosto come data di lancio del film in tutta Italia. Una premessa, però, è più che doverosa: The Well non è un film per deboli di stomaco o sprovveduti avventori. Zampaglione osa come il cinema italiano non faceva da anni e preme sull’acceleratore per portare sul grande schermo tutte le contaminazioni horror, gore e splatter di cui è capace.

Un occhio allenato non faticherà a riconoscere in The Well, tutta una serie di citazioni e omaggi che partono dal primo Dario Argento, per arrivare ai film diretti da Michele Soavi e Lucio Fulci, passando per l’abbraccio artistico all’horror del Maestro Pupi Avati. C’è il profumo di Suspiria (1977), Profondo Rosso (1975) e Phenomena (1985), quello de La Chiesa (1989) e de La casa dalle finestre che ridono (1976) in un horror totalmente atipico per il nostro mercato e, per i più attenti (o per chi come me ama viaggiare con la fantasia), qualche velata contaminazione letteraria dal miglior Valerio Evangelisti. Dieci anni dopo Tulpa (2013), e due dopo Morrison (2021), il regista e cantautore romano torna all’horror sfornando il suo lavoro più interessante, memore delle diverse sbavature del passato. Prodotto da Iperuranio Film con la collaborazione di CG Enterteinment e girato a budget ridotto in sole quattro settimane, The Well è un’opera ambiziosa ed estremamente coraggiosa. Un horror gotico che scorre lineare nella sua narrazione e che mantiene costante la soglia della tensione per tutta la durata del film, pur partendo un po’ in sordina.

È certo che contare su un’ambientazione come quella di Castello Theodoli sia un bel punto di partenza ma guai a sottovalutare il buon lavoro fatto da Andrea Arnone alla fotografia e dallo stesso Zampaglione alla sceneggiatura, assieme a Stefano Masi, che regala al film un’atmosfera di quelle che oltreoceano sarebbero accolte col tappeto rosso. The Well è artigianato puro. Non c’è spazio per orpelli da CGI, ma largo ai notevoli effetti prostetici che rendono ancora più truculento un film che fa dell’efferatezza e del notevole impatto visivo un valido punto di forza. Una storia che, bisogna ammetterlo, di tanto in tanto perde di mordente ma che gioca di continuo col mistero e il soprannaturale, senza mai dare punti di riferimento allo spettatore che finisce col trovarsi di fronte a un finale ben diverso da quello che, ingenuamente, potrebbe attendersi.

Altro pezzo forte del film è sicuramente un cast di notevole caratura. Claudia Gerini è ormai una talentuosa certezza e ad ogni sua interpretazione non fa che migliorarsi; reduce dai successi di Split, Wetlands, Terrifier 2 e 3, Lauren LaVera si conferma come una tra le più accreditate Scream Queen (quanto vi piace questo termine, eh…) in circolazione, a suffragio del taglio internazionale che caratterizza The Well, e Linda Zampaglione strappa consensi grazie ad un’interpretazione sentita e coinvolgente. Carismatiche e inquietanti le prove di Melanie Gaydos e Stefano Martinelli, ma se l’ansia, il terrore e l’incubo avessero un nome e un volto, nonché una fisicità, sarebbero senza dubbio quelli di Lorenzo Renzi (Romanzo Criminale, Tutto chiede salvezza) con tutti i suoi 28Kg in più per ovvie esigenze di copione. Il vero punto debole dell’opera, per quella che è la mia sensazione, appare evidente nei dialoghi piuttosto fragili e in un doppiaggio che, francamente, lascia parecchio a desiderare se messo a confronto con le atmosfere e il contesto generale. È Probabile, però, che la visione del film in lingua originale, essendo stato recitato interamente in inglese, possa in parte risolvere il problema.

In tutto ciò, se c’è una cosa che possiamo fare, in tutto questo sabba di violenza e mistero, è rendere merito a Federico Zampaglione quantomeno per aver portato alla luce un progetto così ambizioso, che è puro ossigeno per il martoriato horror italiano. C’è sicuramente parecchio da lavorare, questo è certo ma l’ostinazione con cui il regista ha creduto nel suo progetto, rispedendo al mittente la richiesta di opportuni tagli per non incappare nella censura (che comunque gli attribuisce un orrendo VM18) ci ripaga per intero del prezzo del biglietto. Credo anche che sarebbe stato utile caratterizzare meglio alcuni personaggi che nel film appaiono un po’ piatti. Entrare maggiormente nella loro psiche e nella loro storia, avrebbe sicuramente aperto scenari interessanti e giovato a un’opera che può comunque considerarsi una base per tutto l’horror che verrà.

SCHEDA TECNICA

Regia: Federico Zampaglione

Genere: Horror

Paese: Italia

Durata: 91 min.

Con: Lauren LaVera, Claudia Gerini, Linda Zampaglione, Lorenzo Renzi, Jonathan Dylan King, Melanie Gaydos

© Riproduzione riservata

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