The Wrestler (2008), di Darren Aronofsky

Credo che uno dei più grandi meriti da ascrivere a Darren Aronofsky, oltre a quello di aver diretto alcuni dei film più interessanti degli ultimi vent’anni (altri lo sono di meno…), stia nel fatto di aver restituito una sorta di dignità artistica e cinematografica a Mickey Rourke. Lungi da me ogni genere di paragone scriteriato che, oltre ad essere ingeneroso, sarebbe anche fuori luogo in una recensione che parla di The Wrestler, ma un po’ come accaduto per Brendan Fraser in The Whale, il regista si è ritrovato a scritturare uno degli attori più dimenticati degli ultimi tempi, finendo col cucirgli addosso una parte che pare fatta apposta per lui. Se è vero, però, che lo stesso Fraser non è mai stato tra gli interpreti di maggior spicco nell’industria cinematografica americana, è altrettanto evidente come Mickey Rourke, il ruolo da super divo hollywoodiano ce l’abbia avuto eccome.

Tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, infatti, la presenza scenica di Rourke era di quelle ingombranti. Raggiunto l’apice della carriera e perfetta incarnazione dell’assioma “bello e dannato” come nessun altro in quel periodo, il protagonista di Rusty Il selvaggio (1983), L’anno del dragone (1985), Nove settimane e ½ (1986), Angel Heart (1987) e Harley Davidson & Marlboro Man (1991), tra i tanti, imboccava una discesa inesorabile verso il temuto oblio hollywoodiano che lo portava a fare i conti con le proprie debolezze e i propri tormenti.

Non a caso infatti, la struggente ballata vincitrice di un Golden Globe come miglior canzone originale, che sfuma sui titoli di coda e che Bruce Springsteen ha composto su espresso invito dello stesso Mickey Rourke, ricalca parallelamente le vita dell’attore e del personaggio da quest’ultimo interpretato in The Wrestler.

Potete ascoltarla qui e tradotta in italiano, recita più o meno così:

Hai mai visto un pony da quattro soldi
In un campo, molto felice e libero?
Se hai mai visto quel pony da quattro soldi, allora hai visto me.
Hai mai visto un cane con una zampa sola
che tira avanti per la sua strada?
Se hai mai visto quel cane con una zampa sola, allora hai visto me
.

Arrivo e resto in piedi davanti a ogni porta
Me ne vado sempre con qualcosa in meno di quello che avevo prima
Ma riesco a farti sorridere quando il sangue cade sul pavimento
Dimmi, amico, puoi chiedere di più?

Hai mai visto uno spaventapasseri
Riempito solo di polvere e fieno?
Se hai mai visto quello spaventapasseri,
allora hai visto me.
Hai mai visto un uomo con un braccio solo
prendere a pugni null’altro che la brezza?
Se hai mai visto quell’uomo con un braccio solo, allora hai visto me
.

Arrivo e resto in piedi davanti a ogni porta
Me ne vado sempre con qualcosa in meno di quello che avevo prima
Hai visto me…

Nella canzone (e a ben guardare, anche nel film…), le figure di Randy “The Ram” Robinson e Mickey Rourke si sovrappongono. Viaggiano in parallelo per poi fondersi in un’unica entità: affrontano montagne russe di emozioni, dal successo al fallimento, precipitando nel dimenticatoio, alla continua e disperata ricerca di una rinascita che pare lì, a pochi passi dal farsi acchiappare, ma che poi alla fine sfugge sempre. In The Wrestler, troviamo tutte le tematiche radicate nella filmografia di Darren Aronofsky come il fallimento, il senso di colpa, il logorio dei rapporti familiari e il tentativo di ricostruzione degli stessi. Ogni personaggio del film si trova a fare i conti con le proprie mancanze e i propri errori. Tutti cercano di ripartire da zero e di ricostruire quello che di bello hanno perso.

Camera in spalla per conferire al film quel tocco documentaristico fortemente voluto dal regista, The Wrestler si basa per larghissima parte sulla solida prova attoriale di Mickey Rourke, candidato all’Oscar come miglior attore protagonista, e sulle altrettanto intime performance di una magnifica Marisa Tomei, anch’essa candidata all’Academy, e di una sorprendente Evan Rachel Wood, nei panni della figlia del protagonista.

Sport, dramma, azione e sentimento in un film dal grande impatto emotivo, dove i protagonisti, restii fino all’ultimo, si scontrano con l’inesorabile scorrere del tempo, ciascuno nella propria sfera privata. Se Mickey Rourke è il wrestler un tempo osannato dalle folle, ma che ora si trova a fare i conti con un corpo devastato da anni di sforzi e abusi di ogni genere, è la stessa Marisa Tomei, nei panni della spogliarellista Cassidy/Pam, a temere di non reggere più il “confronto” con le colleghe più giovani. La fine di un sogno che si abbatte come un’ascia sul capo dei personaggi. Quel sogno che proprio a quei personaggi ha dato tutto e che il tempo porta via.

E non bastano i nuovi amori o la speranza di ricucire un rapporto ormai logoro per placare i tormenti di chi ha sempre vissuto sotto i riflettori del grande pubblico, tra uno sbaglio e un altro. Quando Randy arriva a giocarsi tutto, o quel poco che ancora non ha perso, il riecheggiare di incitamenti e glorificazioni è l’unica cosa che lo riappacifica con la vita, riportandolo nell’unico posto adatto a lui. Al centro del suo mondo. È allora che viene fuori, dirompente, la mano di Darren Aronofsky.

– Al mondo non gliene frega un cazzo di me.
– Ma io sono qui. Io, sono qui. Non significa niente per te?
– Ehi, li senti?
È Randy che sussurra a Pam
– È questo il mio mondo. Devo andare.

SCHEDA TECNICA

Regia: Darren Aronofsky

Genere: Drammatico, Sportivo

Paese: USA

Durata: 105 min.

Con: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Todd Barry, Mark Margolis, Ernest “The CAT” Miller

© Riproduzione riservata

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑