«KOMOREBI. Termine giapponese che indica il luccichio di luci e ombre creato dalle foglie che ondeggiano al vento. Esiste solo una volta, in quel momento».
Il fascino del Sol levante trova, da sempre, la sua naturale comfort zone sul grande schermo. Wim Wenders questo lo sa e sei anni dopo Submergence torna a regalarci un altro dei suoi angeli, non sopra Berlino ma con l’occhio poetico di chi racconta una Tokyo silenziosa ma seducente. Perfect Days è la ricerca di una vita semplice, delle piccole cose e della routine quotidiana. Tutto questo, Wenders vuole raccontarcelo attraverso le movenze quasi cerimoniali, i sospiri e le abitudini del protagonista. Poche, pochissime, le parole pronunciate da Kōji Yakusho (Hirayama nel film), se non nella seconda parte dell’opera.
Parole soppesate che sembrano non dire nulla di importante ma che, in realtà, ci raccontano tantissimo della sua vita, così come i suoi interminabili silenzi. Chi è Hirayama? Da Dove viene? Cosa sappiamo di lui e della sua famiglia? E delle sue origini? Wim Wenders non risponde subito a questi interrogativi ma, anzi, ci prende per mano e ci conduce nella vita del protagonista, per poi lasciarci andare e spingerci a cercare da soli, proprio in quella vita, tutte le sfumature più suggestive che la nostra sensibilità sia in grado di percepire. È la ricerca del momento perfetto. La capacità di riconoscere, nella tranquillità, la bellezza della vita. Ed è tutta lì, nei pochi dialoghi che troviamo nel film, pronta ad essere colta.

Co-sceneggiato dallo stesso regista insieme a Takuma Takasaki, Perfect Days si concentra per larga parte sull’eccezionale mimica facciale di Kōji Yakusho, premiato al 76° Festival di Cannes come Miglior attore, in una storia sospesa tra felicità, rinunce e malinconia che non può non farci empatizzare con lui. Assieme a Franz Lustig, Wim Wenders mette in campo la sua consueta maestria nell’arte della fotografia, realizzando un’opera che non deve essere spiegata, sezionata o sviscerata, ma solo ammirata e respirata. Esattamente come quei respiri profondi che Hirayama produce ogni mattino, prima di andare a lavoro. Perfect Days è un film che ti entra dentro per la sua semplicità e delicatezza. Una pellicola appassionata, per certi versi agrodolce, ma di grande valore artistico e umano.
Un film all’apparenza semplice, coi suoi ritmi, connesso con l’ambiente e la natura circostanti, dove la già citata ristrettezza di dialoghi è sopperita dall’importanza di una colonna sonora fondamentale sia per il protagonista che per lo stesso regista. Ho avuto la fortuna di assistere al collegamento con Wim Wenders in occasione di una proiezione speciale e in lingua originale di Perfect Days, nella quale lo stesso regista spiegava come la musica fosse sempre presente sul set, in presa diretta, e mai aggiunta in post-produzione, poiché così concepita direttamente nel copione. Il cruccio di Wenders era quello di assicurarsi che i suoi gusti musicali fossero in linea con quelli di un personaggio giapponese che vive circondato dai suoi libri, che innaffia le sue piantine con solenne cura ogni mattino, e che dedica il suo tempo libero a fotografare le fronde degli alberi.

Non solo poesia, tecnica ed emozioni, però. Perfect Days arriva anche a sfiorare il lato politico del regista, con una (più o meno) velata critica a quella società capitalista che ha portato Hirayama ad allontanarsi dagli agi familiari, che si attua nel pur breve ma intenso confronto tra il protagonista e la sorella, e nel quale lo stesso Hirayama ribadisce la ferma consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, o almeno quella che lui considera tale, rifugiandosi nuovamente nella sua ordinaria, ciclica, placida ma serena, ricerca del Komorebi. E cos’è il Komorebi, se non quell’idea espressa dallo stesso raffinato vocabolario giapponese, secondo cui un ostacolo iniziale come le divergenze familiari o proprio come le fronde di un albero davanti ai raggi del sole, finisce col tramutarsi in qualcosa di inaspettatamente meraviglioso?
SCHEDA TECNICA
Regia: Wim Wenders
Genere: Drammatico
Paese: Giappone, Germania
Durata: 123 min.
Con: Kōji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asō, Sayuri Ishikawa, Tomokazu Miura, Min Tanaka
Votazione: 9/10
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