Toro Scatenato (1970), di Jake La Motta, Joseph Carter e Peter Savage

Per la prima volta da quando Stazione Cinema è online, ho pensato di ospitare degli amici che, con me, condividono la passione per il cinema e i libri. in questo primo “esperimento”, la scelta è caduta su di un’opera che apprezzo particolarmente, essendo appassionato e occupandomi anche, oltre che della settima arte, di sport da combattimento (con l’occasione, vi consiglio di dare un’occhiata alla sezione BIO di questo blog, dove troverete tutte le informazioni necessarie per acquistare il mio libro Professione Fenomeni). Il blog su cui potete trovare la recensione originale è quello di Vaina Rizzato 47librocheparla e l’autore del testo è Andrea Brattelli. Buona lettura!

Quanto a De Niro, che cosa posso dire? Ero io, in quel film c’era il LaMotta originale. Al cento per cento.

L’adattamento cinematografico operato da Martin Scorsese del libro Toro scatenato, autobiografia di Jake LaMotta, è la rappresentazione viscerale di uno degli individui più oscuri che abbia mai combattuto su un ring. Neppure Hollywood però è stata capace di mettere in scena tutto il materiale scioccante racchiuso nel suddetto romanzo, ovvero resoconti dettagliati della vita di un pugile afflitto da rabbia interiore e insicurezze, di un uomo la cui natura autodistruttiva ha rovinato l’esistenza di tutti.

Il suo lato oscuro però gli ha permesso di diventare non un semplice campione ma una leggenda che sopravvive allo scorrere del tempo. La sua sete di violenza e la sua rabbia sfrenata hanno definito il suo approccio vorticoso al combattimento all’interno del “quadrato”, mentre il suo ribollente odio per se stesso gli ha permesso di resistere ad alcune delle punizioni più brutali che un combattente abbia mai dovuto sopportare. “Ho combattuto come se non meritassi di vivere“, aveva esclamato il campione in un’intervista del 1970 con Peter Heller. “Ho preso punizioni inutili quando stavo combattendo. Non me ne rendevo conto, ma, inconsciamente, stavo cercando di punirmi.

Anche se non giustifica le sue azioni violente al di fuori del ring, l’opera in questione ci pone una prospettiva sulle forze esterne che hanno plasmato il mostro: l’estrema povertà, il padre violento e la natura senza amore della sua educazione. “Colpiscili prima. Colpiscili forte con mani e piccone se ce ne è bisogno“; questo era l’insegnamento impartito dal padre per fargli capire come comportarsi con coloro che gli davano fastidio. Negli anni a venire, Jake usò solo la violenza come primo e unico modo per controllare ciò che lo circondava.

Un giorno arrivò quasi ad uccidere un allibratore durante una lite. Come molti altri crimini e atti atroci di LaMotta, questo fatto in futuro trasmutò in uno dei tanti demoni che hanno torturato l’atleta per tutta la vita. La sua esistenza infestata dai ricordi passati e miserabile era ulteriormente gravata dal fatto che egli era praticamente incapace di esprimere i suoi veri pensieri e sentimenti con chiunque, tanto meno di pentirsi per gli atti che credeva lo rendessero un animale e al di là di ogni redenzione.

Ci suona quindi una barzelletta il fatto che il primo ad introdurre il giovane nel mondo del ring fu Padre Joseph, di cui nel film non si fa neppure un accenno. Il sacerdote rappresentò la figura paterna che Jake non aveva mai avuto; nonostante i numerosi sforzi accorati, anche il prete però non riuscì a penetrare l’armatura del pugile perché, quest’ultimo, non si fidava di nessuno. Suo fratello lo tenne lontano dai guai e dalle grinfie della Mafia, che gestiva il racket delle scommesse clandestine in questo campo. Il campione dei pesi medi però, alla fine in galera ci entrò e gli unici pugni che diede, da allora in poi, scaturiti da un corpo stanco e in sovrappeso, furono quelli al muro della cella.

Raging Bull come libro fornisce tutti i dettagli sordidi e grafici che il film semplicemente non può fornire in una rappresentazione profondamente avvincente di una delle icone più celebri della boxe. L’effetto sul lettore potrebbe essere pura repulsione per la natura vile e brutale delle azioni di Jake: lo stupro, la violenza, la misoginia. Per coloro che scelgono di approfondire la psiche contorta di LaMotta e, oserei dire, tentare di entrare in empatia con il suo tormento interiore, Toro scatenato li trascinerà lungo una delle strade più oscure verso un supplizio che probabilmente non hanno mai sperimentato.

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